2017 # Appuntamento al buio - Lucca
Circuito Off, quinta edizione. I fotografi selezionati hanno avuto la possibilità di esporre in una delle 99 location all'interno del centro storico. I luoghi sono antiche botteghe di Lucca, che, già bellissima, regala ai suoi visitatori due settimane di gallerie d'arte estemporanee e fuori dal comune. E poi ristoranti, bar, negozi.
Ospitato dalla pizzeria Sbragia, il portfolio "Appuntamento al Buio" è composto di 9 foto cromaticamente diverse tra loro, ma che geometricamente seguono percorsi simili, guidando l’occhio a volte verso l’ignoto, a volte verso il futuro, spesso verso entrambe le cose. Dove manca l’elemento umano dominano l’incertezza e l'incognito. Quando ci sono, le figure umane restano irriconoscibili perché buie, fuori fuoco o di spalle. Se sono più d’una, appaiono distanti tra loro, come destinate a percorrere, subito dopo, strade diverse. A volte le figure sono protagoniste, altre volte chi detta legge è lo sguardo di chi osserva, che può decidere se presentarsi o meno all’appuntamento.
2016 # "OutSide(r)" - Castel di Sangro
E' stato bello partecipare, nell'agosto del 2016, alla collettiva "Outside(r)". Idea partorita quasi per caso dalle folli menti di Giuliana Amorosi e Vittoria Di Vitto, riesce a radunare un manipolo di artisti dalle molteplici caratteristiche che si confrontano nel tributo alla figura di David Bowie, il poliedrico artista inglese scomparso qualche mese prima. Disegni, quadri, sculture, foto, installazioni, fumetti, performances musicali. C'è un po' di tutto. Opere spesso visionarie raccolte nell'ex mattatoio comunale di Castel di Sangro, location quanto mai appropriata che, tra vecchi ganci, celle frigorifere e canali di scolo, fonde perfettamente tra loro i lavori esposti. L'immagine, realizzata con un unico scatto lungo venti secondi, prende ispirazione dall'ultimo singolo dell'artista, Lazarus, vero e proprio epitaffio con il quale il "Duca bianco" si congeda dai suoi fans.
2014 # "Gente da Rolling Stones" - Castel di Sangro
Quando si va a un concerto rock, e non si hanno più vent’anni, è necessario confrontarsi con una serie di difficoltà. Le più evidenti sono di ordine fisico e includono mal di piedi, scarsa resistenza al caldo, emicranie, mal di schiena. Quando non si è più giovanissimi si comincia a mal sopportare la ressa e a schivare il contatto ravvicinato con i propri simili, cercando improbabili postazioni con la convinzione, puntualmente smentita, che lì non ci verrà nessuno, qui si potrà restare seduti, qui si starà più larghi. Ho fame, mangia qualcosa. Ho sete, bevi poco sennò poi ti viene la pipì e come si fa?
Tutte queste complicazioni, insieme, fanno si che il tempo non passi mai.
Quando si entra al Circo Massimo alle quattordici sapendo che il concerto non comincerà prima delle ventidue il primo pensiero è:
“Ma alla mia età, chi me l’ha fatto fare?”
Poi ci si guarda intorno e, piano piano, cominciano a comparire gli altri, quelli che faranno parte del concerto senza esserne protagonisti. Allora si tira fuori la reflex, si innesta il teleobiettivo e si comincia a scattare. Scatto dopo scatto salta fuori l’idea di confezionare questa mostra, che poi a casa prenderà corpo. La “fauna” da concerto è già variegata di per sé, ma a un concerto dei Rolling Stones si vede davvero di tutto. Bimbi accompagnati dai padri e padri accompagnati dai figli, e poi settantenni che ti fanno tirare un sospiro di sollievo (meno male che non sono ancora il più vecchio). C’è chi è rimasto un hippy, c’è chi lo era e oggi fa finta di non esserlo mai stato, c’è chi cerca di ripararsi dal sole nei modi più curiosi, c’è chi ne approfitta per prendere la tintarella. Molti esemplari ovviamente sfuggono, ma non si può avere tutto. Poi, alla fine, arrivano LORO.
Arduino “Duccio” Capanna, ottobre 2014